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AMOROSI VELENI

"Pomponio. Adj 13 di Iunio 1556, Io don Antonio Bruno ho battezzato lo retro scritto fiolo, nato da madama Laura Violante et da messer Ioan Battista Nenna. Alla fonte lo tenne messer Petro de Russis; lo testimone fo messer Scipione Maximo."

 

L'atto di battesimo è l'unico documento pervenutoci che riguardi direttamente la biografia di Pomponio Nenna, per il resto ricostruibile solo attraverso testimonianze indirette. Quella dei Nenna fu una delle famiglie più in vista della corte di Bona Sforza, duchessa di Bari. Giovanni Battista Nenna, padre di Pomponio, fu letterato e giurista. Curò l'edizione delle Leges Longobardorum di Carlo di Tocco e pubblicò nel 1542 Il Nennio nel quale si ragiona di nobiltà, un trattatello dove sono celebrate le glorie delle più importanti famiglie dell'aristocrazia del capoluogo pugliese. Nel 1533 ottenne il titolo di Cavaliere di Cesare per aver coraggiosamente sostenuto la causa iberica in occasione di una rivolta cittadina:

 

"Essendo stato innalzato nell' anno 1528 lo stendardo di Francia nella città di Bari sua Patria, vi sostenne egli valorosamente le parti di Carlo V […] Il novello Augusto per premiarlo della sua fedeltà lo creò Cavaliere […] e versando anche sopra i di lui Discendenti la sua augusta munificenza, volle che essi similmente godessero dei Privilegi, Prerogative, Dignità, Grazie che godono gli altri Cavalieri, e loro figli insigniti col cingolo Equestre, e li concedè di poter innalzare nello scudo gentilizio l'Aquila nera, ma di una sola testa."

 

Le prime quattro composizioni conosciute di Nenna appaiono nel Primo e Secondo Libro Delle Villanelle Alla Napolitana de diversi Musici di Barri; raccolte Per Ioanne de Antiquis  (Venezia, Gardano 1574). Questa antologia, che contiene brani di diciotto diversi autori tutti di origine pugliese, è una preziosa testimonianza del fermento musicale di Bari, città che tuttavia non era in grado di assorbire da sola un'offerta numericamente 'sì cospiqua di musicisti. La cappella musicale del Duomo costituiva l'unico punto di riferimento per gli artisti locali, obbligati di conseguenza a cercare fortuna a Napoli, tappa obbligata nella carriera di tutti i musicisti pugliesi che raggiunsero una certa notorietà.

 

Nel 1582, per i tipi di Bartolomeo Magni, apparve a Venezia Il Primo libro de Madrigali a cinque voci; l'opera si apre con la canzone a sei parti "Poichè legato il piè mi tien sì forte", dedicata al duca Fabrizio Carafa che nello stesso anno aveva affidato alla famiglia di Nenna il governo della città di Andria. Il secondo brano presente in questa sua prima  raccolta - "Sonno, scendesti in terra" - madrigale composto da Stefano Felis, è un palese omaggio al suo probabile maestro.

 

Non ci è possibile stabilire con esattezza quando Nenna fu invitato alla corte napoletana di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, e non siamo in possesso di alcuna prova per dimostrare, come spesso si è sostenuto, che Nenna possa essere stato il maestro del Principe. Piuttosto pare più credibile che tra i due compositori, almeno in un primo tempo, debba essere esistita una relazione di profonda stima reciproca, nata sulla base di evidenti affinità stilistiche ed espressive. Successivamente, però, il rapporto esistente tra i due artisti dovette degenerare. I nove titoli comuni alla loro produzione costituiscono il segno più evidente di questa rivalità nascente. Le competizioni, del resto, le gare e le sfide tra musicisti non erano certamente eventi eccezionali all'epoca. Ma per ovvi motivi di prestigio sociale Gesualdo, membro di una delle più ricche e potenti famiglie d'Italia,  poteva misurarsi pubblicamente solo con un musicista che appartenesse alla sua stessa classe. Nenna, nobile barese, Cavaliere di Cesare e Gentiluomo alla corte napoletana, rispondeva perfettamente a questi requisiti.

 

Possiamo così ipotizzare una spiegazione sui lati oscuri della produzione musicale di Nenna. Questa, infatti, si conserva oggi completa se facciamo eccezione per il secondo ed il terzo libro di madrigali a cinque voci, i soli di cui non si è trovata traccia nei cataloghi editoriali dell'epoca. Probabilmente, quindi, i madrigali dei due libri scomparsi non furono mai pubblicati. Considerando che il periodo in cui Nenna dovette comporre le misteriose antologie corrisponde agli anni che lo videro attivo alla corte di Gesualdo,  non è improbabile che proprio il Principe, non desiderandone la pubblicazione per ragioni concorrenziali, abbia posto il veto sulla loro realizzazione. Inoltre, dando voce al proprio risentimento, dalle dediche dei suoi due ultimi libri di madrigali (1611), Gesualdo rivolge pesanti accuse di plagio ad un musicista di cui non menziona il nome, ma che tuttavia facilmente possiamo identificare proprio in Nenna. Quest'ultimo accusato di aver "voluto supplire con fraudolenta arte alla scarsezza del proprio ingegno, attribuendo se molti belli passi delle opere, et invenzioni", così si difese nella dedica al Primo libro di madrigali a quattro voci (Napoli, 1613):

 

"Le presenti Musicali composizioni del Sig. Pomponio Nenna ... benchè essendo lungo tempo di mano in mano andate errando per colpa di coloro, che più avidamente a farne copia, che giudizio han posto mira, erano così spogliate di quella purità, e candidezza, con che dalla penna dell'Autore furono già vestite, che a pena potea cantarsena alcuna,  senza infinite discordanze di voci, del che mossi a pietoso zelo alcuni miei Signori per sommamente dilettarsi della Musica, e per osservanza di sì famoso Autore mi hanno spronato a purgarle di tanti errori in che per lungo errore di penna in penna erano incorsi."

 

Le pesanti illazioni costrinsero Nenna a consacrare ogni sua energia nel tentativo di liberarsi dell'influenza del Principe e il desiderio di fuoriuscire dal troppo angusto ambiente napoletano appare già evidente con la pubblicazione del Quarto Libro dei Madrigali a cinque voci. Quest'opera, infatti, di cui conosciamo solo le ristampe venete del 1609 e 1617, è dedicata a Martio Colonna, duca di Zagarolo e mecenate romano.  Estraneo alla società napoletana è anche il destinatario della dedica al Quinto Libro dei Madrigali a cinque voci, Fabrizio Brancinforte, Primo Grande di Spagna in Sicilia. Alla ricerca di sostegno e garanzie sufficienti, Nenna si rivolse ad Alessandro Miroballo per poter pubblicare i Responsorii di Natale e Settimana Santa (Sottile, Napoli 1607),  "più ricco d' apparenza che d'effetto", ma "del resto signore".

 

Il Miroballo, che appoggiò la pubblicazione di numerose raccolte musicali - tra le quali ricordiamo i madrigali di Vincenzo di Mutio, Francesco Genuino e Scipione La Corcia - appare in veste di compositore in una raccolta di Canzonette e Madrigaletti spirituali a 2 e 3 voci apparsa a Napoli nel 1610. Soltanto nel 1608 P. Nenna ottenne una protezione degna del suo calibro. Negli agi della corte romana di Francesco Borghese, "passionato delle belle arti" e fratello di papa Paolo V, il nostro, trovò l' ispirazione per il suo Settimo Libro di Madrigali a cinque voci.. Al "raro giudizio" del suo mecenate dobbiamo tra l'altro la pubblicazione delle Fantasie a 4 voci di Girolamo Frescobaldi, prima opera strumentale del ferrarese. Curata dal napoletano Nicola Tortamano, apparve nel 1613 l' edizione del Primo Libro dei Madrigali a quattro voci di Pomponio Nenna. Ciò nonostante niente lascia presupporre un' allontanamento del compositore barese dalla corte dei Borghese. Qui,  infatti, Nenna devette incontrare la stima e l'affetto che così lungamente aveva sperato ed atteso e che non l'abbandonarono fino alla fine dei suoi giorni ed oltre.  La pubblicazione postuma dell' Ottavo Libro dei Madrigali a cinque voci (Roma, 1618) e dei Sacrae Hebdomedae Responsoria (Roma, 1622) sono la prova più evidente del favore che le composizioni del nostro ottennero in Roma. Ferdinando Archilei curò l'edizionedi queste due ultime raccolte

 

"per non privar, et il mondo di tanto diletto , e sì grand' uomo della dovuta gloria; già che con lui rinacque la musica, giudicai non esser dovere che con lui morisse".

 

Numerosisseme furono le ristampe e le redazioni manoscritte delle opere di Nenna negli anni successivi alla sua morte. Tra queste credo giusto citare le redazioni inglesi del Quinto del Settimo libro dei suoi madrigali, apprezzati ben oltre i confini della nostra penisola, nella quali si è sostituito il testo italiano con un testo devozionale inglese.

 

Molte citazioni e riferimenti tra gli scritti teorici e le cronache del XVI secolo documentano la popolarità raggiunta dalle composizioni di Nenna. L' ultimo a ricordarne le qualità di grande madrigalista fu Ludovico Fuga nel 1720.

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Roberto Festa

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