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ORLANDO DI LASSUS E JACQUES DE WERT

DARE L'ANIMA ALLE PAROLE

L'invenzione della Seconda Prattica

Il Rinascimento cerca ossessivamente di ritrovare il potere psichico della musica greca, leggendario in virtù della sua capacità di modulare gli affetti del pubblico con l'efficacia di una potenza psicotropa. Certo, la musica greca è morta e sepolta, evaporata dal giorno della sua nascita tra i marmi dei teatri greci. Ma la sua "anima", la sua dimensione intellettuale, psichica e matematica, sopravvive alle sue spoglie e sorvola indenne più di venti secoli di teoria musicale.  Il suo sangue, siamo franchi, aveva cessato di circolare, coagulato come in una reliquia dal costruttivismo matematico molto astratto di una parte della polifonia medievale. Ma, dalla metà del XVI secolo, ricomincia a bollire, grazie alle cure di una nuova generazione di compositori inquieti, malinconici e geniali, i quali, forti di una nuova farmacopea musicale, moltiplicano per dieci le virtù efficaci di tutti gli ingredienti della scrittura musicale: dissonanza, modulazioni devianti, false relazioni, vertigini cromatiche. Tutto è permesso in nome dell'espressione del testo poetico. Certo, l'anima della musica greca rinasce in un recettacolo sonoro che non ha più niente in comune con il suo analogo dell'antichità. Ma per quanto concerne gli affetti, il madrigale espressionista parla la stessa lingua del suo modello antico, quel greco che musica e matematica imparano nella loro comune infanzia pitagorica.

 

Non ci è facile immaginare, oggi,  fino a che punto il Rinascimento ha condotto questo parallelismo. Il suo denominatore comune è la teoria dell'armonia universale, vale a dire, l'idea di un rapporto di consonanza, d'affinità e convenientia, stabilito, in questo contesto, tra l'equilibrio dei quattro umori e la mixtion dell'acuto e il grave nel corpo della melodia. L'equazione è reciproca: il Rinascimento può percorrerla nei due diversi sensi, attribuendo le qualità dell'armonia musicale al temperamento e le qualità del temperamento all'armonia musicale. Così, per i teorici del contrappunto, sarà possibile incarnare gli affetti nella melodia grazie ad una scrittura musicale plasmata ad hoc, mentre i seguaci della medicina galenica potranno divertirsi a misurare le proporzioni musicali del temperamento. Ne deriva una concezione "elementare" per la quale il contrappunto è l'espressione dei quattro umori e al basso corrisponde  la bile nera, al tenore il flegma, all'alto il sangue e al soprano il fuoco. Tutti i teorici concordano su questo punto, da Ficino a Galilei, passando per Zarlino, Glareano, Artusi e lo stesso Monteverdi. I modi della musica sono acuti o gravi, tristi o allegri e si definiscono tanti affetti quanti sono gli elementi della scrittura da mischiare in un madrigale come gli ingredienti di una medicina: affetti moderati o estremi, semplici o misti, consonanti o dissonanti, acuti (furore, collera) o gravi e cupi (malinconia).

 

Il vero genio consiste nell'arte del dosaggio e della selezione degli ingredienti da utilizzare, proprio come nell'arte della cucina.

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Brenno Boccadoro, Università di Ginevra

Prologue

Sibylla Samia

Sto core mio

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