Sebbene il termine villanella significhi letteralmente giovane paesana, poeticamente induce ad una polisemia di significati assai complessa. Al tempo stesso icona della donna ideale, rappresentazione della vita semplice, pura e intatta della campagna (potremmo allineare all'infinito le qualità ideali della villanella), diametralmente opposta a quella urbanizzata e alla sua esistenza sofisticata, bugiarda, ingannevole, la villanella, simbolo tangibile della nostalgia che il Rinascimento nutre per "l'anima antica ed eterna del mondo", rappresenta ad un tempo la persona-concetto e una nuova epifania (mutata mutandis?) della Dame dei trovatori di medievale memoria.
In Lode della Villanella è una promenade musicale in un Giardino delle Delizie vesuviano, nei suoi segreti e negli incanti della sua intimità . Il giardino è luogo e percorso, nel quale si succedono, come stazioni ideali, una serie di tappe necessarie e fatali. Sito solitario, spazio contemplativo da dividere con il canto degli uccelli e con fontane dalle acque "dorate comm' o sole". Luogo ideale per cantare gli amori mai dichiarati, le speranze, le vane attese e le disillusioni; nido, infine, per gli incontri più segreti e le più sincere serenate.
"All' horto se ne vien la villanella" - cito il testo di una canzone - La Dame-simbolo dell'amore più puro, d'una purezza eguale a quella dell'acqua racchiusa nella brocca che danza aerea sul suo capo; simbolo di un amore che non vale oro o argento, ma rosse ciliege e pesche profumate.
Villanella, felice ancella dell'innocenza, quante serenate ha già ascoltato la tua finestra? quanti cuori ha spezzato il tuo diniego? e le speranze, quante notti hanno pazientemente atteso?