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Romerico - Juan de l'Encina

EL CANCIONERO DE LA CATEDRAL DE SEGOVIA

È la ricchezza del suo contenuto che rende il Cancionero de la Catedral di Segovia una delle fonti più preziose della fine de XV secolo. Il codice spagnolo associa infatti tutti gli elementi di un Libro Corale (9 messe complete, 4 sectioni di messe, 4 magnificat); del Liber motetorum con 34 mottetti; du Liederbuch fiammingo 36 chansons; del Cancionero spagnololo  con 39 composizioni sacre e profane in castigliano.

 

Il manoscritto presenta in totale 204 composizioni in 5 lingue diverse (latino, italiano, fiammingo, spagnolo e francese) firmate dai nomi più prestigiosi della polifonia quattrocentesca: Obrecht, Isaac, Agricola, Compère, Anchieta, Caron, Eline, Hayne, Josquin, Martini, Tinctoris, ecc.

 

L'eccezionalità del manoscritto è garantita per tre diverse ragioni:

- presenta 97 unica, 97 composizioni, cioè, di cui è la sola fonte;

- è uno dei rarissimi testi dove figurano al tempo stesso composizioni sacre e profane in castigliano;

- è una delle rare fonti che presenta ad un tempo repertorio europeo e spagnolo.

 

Il Cancionero fu riscoperto nel 1922 da Higino Anglès negli Archivi della Cattedrale di Segovia. Il musicologo spagnolo poté facilmente dimostrare che questo proveniva dal fondo dei Libros della Cappella di Castiglia. All'epoca del regno di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, la Capilla era una delle più imponenti organizzazioni musicali di Europa. I due monarchi spagnoli stipendiavono, infatti, 34 cantanti, 50 chapelains (maestri di canto e teoria musicale), 40 mozos (le voci bianche del coro) e numerosi strumentisti.

 

Nei Libros de Camera sono riportate le loro funzioni, il montante dei loro salari, e, cosa ben più preziosa, i loro nomi. Contraddistingue la Capilla spagnola l'assenza totale di nomi stranieri tra i suoi dipendenti. Alla fine del XV secolo, di fatto, i regnanti spagnoli sostengono e desidarano lo sviluppo di uno stile nazionale che si distingua dal modello italiano o fiammingo. Naturalmente, ciò non implica che in Spagna il repertorio europeo non fosse conosciuto. Nell'inventario del tesoro del Real Alcazar di Segovia, figurano con il titolo di Laudas y coses de musica, almeno 12 codici francese ed europei.

 

Probabilmente anche il nostro Cancionero era tra codici francesi che Isabella di Castiglia deposita nel 1503 al Real Alcazar. La filigrana e la carta del manoscritto sono infatti identici agli altri testi del prezioso tresor della Capilla. Il codice fu certamente redatto prima del 1503, anno nel quale venne compilato l'inventario del tesoro.

 

Una chanson di Compère ci aiuta a situalo più precisamente nel tempo.

 

Vive el noble rey de France

Qui à si bien chassé les Lombards

Avec leurs bards et tabars

Plusieurs en a mis à suffrance.

Vive el noble rey de Frace.

 

Il re francese che cita la chanson è senza dubbio Luis XII che nel dicembre del 1499 occupa Milano costringendo gli Sforza all'esilio. Compère, attivo in quegl'anni alla corte francese, con la sua chanson celebra la vittoria del suo mecenate. I brani quindi che riunisce il Cancionero sono necessariamente stati composti tra il 1499 e il 1503.

 

È la presnza di 36 canti in fiammingo e di una geografia musicale così varia che ci offre un'ipotesi per una più precisa datazione del Cancionero. Nel 1501, infatti, Filippo il Bello, arciduca di Borgogna e Giovanna la Pazza, figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d' Aragona, intraprendono un lungo viaggio per ereditare i diritti alla successione del trono di Spagna. In un'erranza attraverso l'Europa che dura due anni. Li accompagnano i musici delle loro corti. Ovunque si banchetta; ovunque si danza; ovunque si fa festa e naturalmente... musica.

 

È così che il ciambellano Le Lang, cronista della Corte di Bourgogne, descrive i festeggiamenti per l'arrivo del corteo regale a Parigi:

 

Fu celebrata una messa. I cantanti del Re si istallarono alla destra dell'altare; quelli del Monsignore alla sinistra. Alla fine della Messa cantarono insieme il Te Deum. Al loro arrivo a Parigi, i Signori della chiesa li attendevano all'entrata della città e li accompagnarono a Notre-Dame, dove, al loro arrivo risuonava un Te Deum. Le voci erano melodiosamente accompagnate dall'organo, come si è soliti fare per l'arrivo dei re.

 

Nel gennaio del 1502, il corteo regale varca i Pirenei. Ogni tappa del viaggio offre lo spunto per nuovi banchetti, partite di caccia, corride. Così fu organizzato, per esempio, l'arrivo a Toledo della coppia principesca:

 

1. Ogni cittadino deve vestirsi più magnificamente che può; gli abiti che si faranno confezionare dovranno essere di colore vivo in segno di gioia; coloro che hanno il diritto di portare un farsetto di seta, lo dovranno accompagnare con una cappa di seta.

2. Accoglieranno il corteo esclusivamente persone in livrea, che proferiranno ovazioni ininterrotte, e i cavalieri della regione.

3. I sovrani dovranno essere ricevuti sotto un baldacchino di broccato. Saranno accolti dal Capitolo della Cattedrale affinchè possano, non appena posato piede a terra, pregare com'è loro costume.

4. Che le vie siano decorate; che si organizzino divertimenti e feste nei quali dovranno esprimersi grandi manifestazioni di gioia; non ci saranno fuochi d'artificio a meno che questi non siano giudicati degni e decorosi da fiamminghi e tedeschi, essendo questi ultimi particolarmente ingegnosi in quest'arte nei loro rispettivi paesi.

5. Che gli stranieri siano alloggiati in maniera adeguata e attenta; dovranno ricevere doni, come conviene ad ogni ospite degno.

(Diego de Colmenares)

 

L' arrivo del corteo regale a Toledo nel 1502 non segna unicamente l'ultima tappa del percorso di Fillippo il Bello e Giovanna la Pazza. Con la fine di questa lunga erranza attraverso l'Europa dovette probabilmente concludersi anche la redazione del nostro Cancionero. Nel suo viaggo, il manoscritto si è arricchito di tutte le composizioni à la mode che echeggiavano nelle città dove il magnifico corteo fece sosta. Il Cancionero è quindi un rarissimo esempio di journal de voyage en musique, un testimone importante ed extra-ordinario della musica in voga nel suo tempo.

 

Isabella di Castiglia lo deposita nel 1503, insieme a tutti i suoi tesori musicali, nel Real Alcazar della città che un incendio distrugge con tutto il suo contenuto nel 1862. Come il Cancionero sia sopravvissuto non ci è dato saperlo. Fu forse prestato alla Catedral e mai restituito?  Dobbiamo la sua sopravvivenza alla negligenza di un funzionario un po' sbadato?

 

Possiamo immaginare un'infinità di domande, milioni di ipotesi, ma, almeno per il momento, non una sola risposta concreta.

 

 

 

Roberto Festa

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