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CLAUDE LE JEUNE: LA MAGIA MESUREE A L'ANTIQUE

Je veux mourir pour le brun de ce teint,

Pour cette voix, dont le beau chant m'étreint

Si fort le coeur que seul il en dispose.

(Pierre de Ronsard)

 

Nel 1567, il poeta Jean-Antoine De Baïf e il compositore Thibault de Courville fondano a Parigi l’Académie de Poésie et de Musique, prima accademia francese. Il sogno de l’Académie è ridar vita alla poesia greco-latina e ristrutturare la poesia francese conformemente alle regole della poetica dell'antichità. Baïf coniuga abilmente gli ideali dell'Accademia Platonica fiorentina di Marsilio Ficino con le riflessionni dei poeti francesi de La Pléiade. L’Académie si riunisce chez Baïf a Parigi: si discute di musica, poesia, ma anche di filosofia, matematica, medicina, magia, etica. La danza interessa particolarmente il fondatore dell'Académie: nella visione platonica del cosmo, infatti, se la musica rappresenta la forma sonora dell'harmonia delle sfere, la danza ne incarna la forma geometrica e ne riproduce i movimenti.

 

Claude Le Jeune (1528/30 - 1600) è il compositore di spicco dell'Académie. Nato a Valenciennes, si trasferisce a Parigi verso il 1564. Protestante, beneficia della protezione di tutto il circolo aristocratico degli ugonotti parigini: Guillaume d’Orange, il poeta e uomo d'armi Théodore Agrippa d’Aubigné e Enrico di Navarra (futuro Enrico IV). Nel 1582, è nominato maître des enfants de musique alla corte del duca François d’Anjou, fratello d’Enrico III. Nel 1590 Le Jeune deve lasciare la capitale assediata e Jean Maudit, compositore amico e ammiratore di Le Jeune, salva il

 

Dodecacorde (raccolta di salmi protestanti) de Claudin le Jeune e la sua persona, che fuggiva dalla porta Saint Dénis della città, e tutte le altre opere che non erano state di lui pubblicate... afferra e blocca infatti la mano di un sergente che conoscendo la musica fu facilmente persuaso a non immolare nel fuoco la prova della fede ugonotta e sediziosa di Claudin e invece di dargli la morte lo conduce in un luogo sicuro e gli rende la libertà

(Mersenne)

 

Le Jeune torna a Parigi nel 1594 al servizio questa volta d’Enrico IV che lo nomina maistre compositeur ordinaire de la musique de nostre chambre, posto che occuperà fino alla morte nel 1600.

 

A parte un volume di Psaumes pubblicato a Parigi, il Livre de meslanges edito da Plantin a Anversa nel 1582, il Dodécacorde (La Rochelle, 1598) e alcuni brani accolti in antologie diverse, tutta l'opera di Le Jeune resta manoscritta fino alla morte del compositore. I libri delle Airs, pubblicati postumi tra il 1601 e il 1612 da Pierre Ballard, vedranno la luce per volontà della sorella Cécile e della nipote Judith Nardo. Ne finanziano la pubblicazione gli antichi protettori ugonotti, i vecchi amici, gli allievi.

 

Le Jeune compone 300 salmi, 133 Airs, un centinaio di chansons sacre e profane, 40 canzoni in italiano, 11 mottetti, 2 messe, un Magnificat e 3 fantasie strumentali. La sua produzione è certamente influenzata dalla tradizione franco-fiamminga e in particolare da Josquin de Prés e la scuola parigina (Créquillon, Bertrand, Costeley et Du Caurroy). Ma l' italia, di cui Le Jeune conosce a prefezione riflessioni e repertorio, gioca un ruolo di primo piano nel suo linguaggio. Scrive infatti nuovi arrangiamenti a 5 voci delle villanelle di Nola, Moro, Celano e Mazzon. Madrigalismi e cromatismi presenti in numerose sue composizioni li dobbiamo invece alla scuola del madrigale veneziano animata da Willaert e Zarlino alla fine XVI secolo. Ma la più grande fonte di ispirazione di Claudin va cercata fuori dal contesto musicale. A plasmare il linguaggio della sua maturità sarà il neoplatonismo ficiniano dell'Académie di cui Le Jeune condivide idee e obbiettivi. Per rianimare l'antico legame tra musica e poesia, Le Jeune deve modellare un linguaggio capace di esaltare il senso del verso, dosando sapientemente l'Harmonique - il contrappunto delle melodie che deve servire la parola, descriverla, evocarla, evitando ogni complessità che ne turbi la comprensione - e le Rhytmique, la struttura metrica del verso, l'alternaza delle sillabe lunghe e brevi. Se nelle Airs Le Jeune si esprime conformemente ai principii dettati dall'Académie, nelle chansons che presenta nel suo libro dei Meslanges, Claudin s'ispira alla tradizione fiamminga o allo stile dell'avanguardia italiana.

 

 

IL PROGRAMMA

Tutti ii brani che presentiamo in questo programma costituiscono 'allusioni a concetti e tematiche neoplatoniche. Naturalmente la Malinconia, male endemico del XVI secolo, e unico Humore formalizzato nell'estetica delle arti dell'epoca, non può che essere un elemento portante della nostra indagine su Le Jeune.

Che ne sia l'amore la causa o il furore poetico, la Malinconia conduce ai più grandi momenti d'ispirazione come alla follia o alla morte. L'escrescenza di bile nera nel corpo può essere controllata e curata con l'Harmonia che tempera le dissonanze e agisce sulle passioni. Derisa in Si folie était douleur, si trasforma in struggente riflessione in Mon cœur que d’ennuis, brano composto nel modo frigio, quello che incarna il dolore, e la disillusione.

 

In Quelle air, quelle eau, quel feu, brano di un impressionante virtuosismo contrappuntistico, l'amante afflitto evoca gli elementi che lo porteranno alla morte: l'acqua delle sue lacrime, l'aria dei suoi sospiri, il fuoco del suo desiderio. È un tema caro agli umanisti che stabiliscono una relazione tra il macrocosmo dell'universo e il microcosmo del corpo umano, governati entrambi dai 4 elementi.

 

Le mal d’amour riconquista la scena con Les diverses douleurs e Perdre le sens. Nel primo caso, Le Jeune affida al cromatismo il compito di descrivere la lenta agonia dell'amante; nel secondo, l'uomo perso nella selva dei sensi e delle passioni, reso folle da un amore incontenibile si esprime in un canto errante e incoerente ad immagine delle passioni che lo animano.

 

Torna il sereno con Revecy venir du Printans, omaggio certo al risveglio della natura, ma egualmente elogio della verde primavera umanista.

 

Ultimo brano che tengo a segnalare è Qu’est devenu ce bel œil, composizione in cui Le Jeune esplora i genera (le armonie) dell'antica musica greca e che si apre con quel tetracordo cromatico che gli auleti intonavano tra i bianchi marmi dei teatri dell'Ellade nei momenti più drammatici della tragedia.

 

L'influenza di Le Jeune sui compositori che lo seguiranno sarà più duratura di quella dell'Académie sulla poesia, confinata alla generazione di de Baïf e Ronsard. È dai semi della Musique mesurée à l'antique, infatti, che fiorirà più tardi l'Air de Court, il genere principe della musica francese del XVI secolo.

 

 

Christine Jeanneret, Université de Genève

Roberto Festa

 

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