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THE SILVER SWAN

La regina, il cigno e il malcontento

Il cigno d'argento

al giungere della morte

 canta per la prima e

ultima volta.
Addio  gioie ;

Morte vieni

a chiudermi gli occhi.

(Orlando Gibbons)

 

Pur beneficiando di una relativa stabilità politica, l'Inghilterra elisabettiana pare essere affetta da una profonda crisi di malinconia. Contrariamente ai periodi precedenti, segnati da scontri religiosi e civili, Elisabetta riesce a far regnare la pace adottando le leggi e i regolamenti che permetteranno la nascita della chiesa riformata anglicana. Siamo dunque all'apogeo del Rinascimento inglese; pertanto  gli  scritti di  William   Shakespeare,

Cristopher Marlow, Ben Jonson e Francis Bacon sono impregnati di lugubri riflessioni sulla morte e sulla tragicità della condizione umana.

 

È di moda il malinconico si direbbe, the malcontent, a corte come a teatro!

 

La musica non sfugge al culto dell'inconsolabile. Nel 1604 John Dowland pubblica le sue celebri Lachrymae, un ciclo di sette pavane che costituisce la più lunga riflessione sul dolore della storia della musica occidentale. Eguale malinconia segna le composizioni di William Byrd ( 1543 - 1623), Tobias Hume ( 1579 - 1645 ), Orlando Gibbons (1583 - 1625) che traducono la loro ispirazione in nostalgiche ayres, fantasie strumentali e lentissime pavane.

 

Ne esplora cause, ragioni ed effetti, Richard Burton ( 1577 - 1640 ) nella sua monumentale Anatomy of Melancholy. In linea con la tradizione medica ippocratica, Burton ci ricorda che nel sistema che ha dominato la storia della filosofia della medicina dalla bassa antichità fino a lui, la malinconia è, innanzi tutto, un umore, una sostanza attiva, cioè, caratterizzata da una pericolosa instabilità dinamica, che si suole comparare tanto all’acquavite, che al vino e al ferro.

 

La malinconia esala, infatti, gas particolarmente sottili, mobili ed infiammabili, analoghi ai vapori dell’alcool. Quando questi bruciano, si accumulano nel cervello, infiammano l’immaginazione moltiplicando le attività dell’intelletto, e producono uno stato di delirio temporale accompagnato dai comportamenti più vari che rendono l’uomo furioso o apatico, esaltato o pigro, temerario, stupido o geniale. Ciononostante, l’ardore è effimero: una volta consumatasi nel fuoco, la malinconia raffredda, conducendo la fantasia all’abbattimento più totale (katatonia). Solo dovutamente temperata dal sangue e dal catarro, la malinconia - come il ferro incandescente che conserva a lungo il calore - può assicurare all’artista una durevole concentrazione nella creazione.

 

Barton però non si limita unicamente a ripercorrere le opinioni dei suoi precursori. Per il medico inglese l'epidemia malinconica che affligge l'Inghilterra ha anche ragioni politico-sociali ed è una conseguenza dell'incertezza religiosa e dell'insistenza dei teologi su temi quali peccato, dannazione e redenzione. Le terapie più efficaci per liberarsi dalle afflizioni atrabiliari sono la musica (musica est mentis medicina maetae, la musica è la medicina dell'anima afflitta), il riso e le buone compagnie.

Musica e malinconia sono sempre state associate: di fatto la musica come la bile nera è un elemento attivo che agisce sugli stati d'animo di chi l'ascolta, li modifica e li modula. Le sue armi sono melodia, ritmo ed armonia, un arsenale potentissimo se consideriamo che unicamente col loro canto le sirene spingono interi equipaggi di marinai a gettarsi tra i flutti o che Orfeo sconfigge le forze degl'Inferi cantando al suono di una lira.

 

La malinconia non va quindi considerata come un'energia negativa. Può provocare delle curiose aberrazioni mentali, portare alla follia, perfino alla morte ma, ben temperata, esalta le nostre capacità intellettuali e trasforma l'uomo in un alter deus (Marsilio Ficino), un essere cioè all'incrocio tra l'umano e il divino in perfetta risonanza con lo spiritus mundi. Si parla in questi casi di malinconia del genio, di malinconia dell'innamorato. Burton dedica l'intera terza parte della sua Anatomy al mal d'amore, the love sickness e un Innamorato con in mano un liuto figura nel frontespizio della sua opera. Musica e amore possono disintegrare i confini tra il terrestre e il celeste, il temporale e l'eterno, la vita e la morte. L'amore e la musica possono condurci alla grazia, ad uno stato d'animo cioè che Burton non esita ad associare all'estasi del mistico o del santo.

 

Accanto all’innamorato, nel frontespizio dell'Anatomy troviamo la Gelosia, associata al cigno. Il cigno, uccello consacrato ad Apollo, nella tradizione alchemica ispira i nostri sogni, i versi dei poeti, le visioni dei mistici. Mitologicamente - Zeus si trasforma in cigno per poter sedurre Leda - è un simbolo ambiguo che canta una dissonante polifonia di amore e seduzione.

 

Nella musica, il cigno è il soggetto di un dei più celebri madrigali italiani del '500, "Il bianco e dolce cigno" che Jacques Arcadelt pubblica nel 1539. Questo madrigale beneficia di una diffusione straordinaria e riappare in numerosissime raccolte dell'epoca. Orazio Vecchi (1550-1605) ne realizza una nuova versione nel 1578, il cui tema sarà impiegato da Orlando Gibbons per comporre il suo The silver Swan.

 

Parliamo adesso di noi della nostra inventione.

Il nostro spettacolo è certamente un percorso nella musica elisabettiana a cavallo tra XVI e XVII secolo, un percorso che parla l’inglese della lyra viol - strumento principe del Rinascimento inglese - e di quella malinconia che, come abbiamo detto, pare turbare le anime degli artisti britannici del periodo; ma è soprattutto un omaggio al teatro del "divino" Shakespeare e un monologo sull’amore, il sentimento che ha ispirato le pagine più dense della nostra musica e della nostra letteratura.

Canta prima l’uomo che scopre l’amore, il piacere della seduzione, l’estasi dell’istante, la leggerezza dell’emozione. Il nostro eroe si rende poi conto che l’amore è un sentimento complesso che rima a volte con la sofferenza. Segue la fase del disincanto, tappa necessaria per ritrovare la retta via e risorgere verso una vita nova, un’esistenza nel segno della saggezza e della virtù.

Si tratta di un percorso ispirato alla tradizione dell’antichità, simile a quello dell’Orlando Furioso dell'Ariosto o di Dante nella sua Divina Commedia. The Silver Swan è semplicemente la storia di un uomo che traversa l’ombra per giungere alla luce.

 

 

 

Christine Jeanneret (Università di Ginevra)

Roberto Festa

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